Serena aveva sempre uno sguardo assente, con un invisibile VELO di malinconia ad impedire che i suoi occhi brillassero. Eppure aveva tutto ciò che una persona potesse desiderare, dicevano in paese: alta oltre la media, capelli color grano che si snodavano in morbidi boccoli fino a mezza schiena e una BOCCA carnosa sulla quale qualsiasi uomo sarebbe stato disposto a morire.
“Non è tutto ORO ciò che luccica” amava rispondere a quegli infiniti elenchi di pregi che tutti le facevano notare.
In realtà, a dispetto del nome che portava, Serena non lo era affatto. Camminava per strada a testa bassa, quasi volesse nascondersi dalla LUCE del sole che si abbatteva prepotente sulla sua carnagione candida, favorendo il riaffiorare di quelle lentiggini che non poteva vedersi in viso. Era infatti l’unica caratteristica che aveva in comune con la sua sorella gemella, Alessia, costretta sulla sedia a rotelle da una malattia rara, “incurabile” come dicevano gli innumerevoli dottori che l’avevano esaminata. Riusciva a muovere solamente le lunghe e nodose DITA che, posate sui tasti bianchi e neri del grande pianoforte a coda che avevano in soggiorno, sapevano accarezzare le corde dell’anima attraverso quelle dello strumento. Le era legata talmente tanto che, il giorno in cui scomparve, perse la capacità di sorridere, come fosse stata sepolta anch’essa con quel gracile corpicino.
“Se la realtà è così dura, allora, userò la fantasia per modificarla a mio piacimento” si disse una sera, mentre da sdraiata sul letto snocciolava avanti e indietro un grande rosario che aveva sempre tra le mani la gemella.
Ma come fare?
La risposta arrivò inaspettata, mentre sedeva sullo sgabello del pianoforte e contemplava le invisibili mani di Alessia che si muovevano libere sui tasti. Capì che la libertà poteva avere forme inaspettate, che non era legata al corpo ma bensì allo spirito, proprio come quando la sorella viaggiava lontana con la sua musica.
Serena non prese mai nessuna lezione di piano ma, chiunque passasse sotto alla finestra di quella casa, poteva sentire delle dolcissime note danzare con le sue risa.
Carlo Galli
Un racconto che di dolce attesa sembrerebbe farne la sua caratteristica: elementi descrittivi che si intercalano al resto del brano, riflettendone la bellezza narrativa…
Le parole guidate sapientemente distribuite nel testo ne arricchiscono la struttura stessa…
Delicatezza e malinconìa dipingono il racconto decisamente toccante.
Ros
GRazie Ros, un piacere ti sia piaciuto 🙂
Uno stupendo racconto ben intrecciato con l’ottimo inserimento delle 5 parole guidate. Una trama originale, con dei passaggi descrittivi dolci e malinconici…un finale inatteso ma decisivo e risolutivo per la protagonista….compllimenti
Grazie infinite Jalesh 🙂 Grazie a voi per questo spazio e per apprezzare ciò che ci scrivo 🙂
Molto scorrevole e piacevole il tuo narrare, anche con qualche nota di malinconia.
Rakel
:))
Grazie cara
Molto bello 😊
Grassieeeeee :*
Molto molto bello
:)))
🙂
Bravissimo Carlo mi ha colpita particolarmente questo tuo racconto !!
Mi fa piacere Lia:)))
Ottimo Carlo, un racconto pieno di bellezza e profondo sentimento che insegna molto. Complimenti 🙂
Grazie di cuore oro 🙂
Bravo Carlo
Grazie fotografo dell’anima
🙂
Il modo scorrevole in cui si articola questo racconto peraltro , dolcissimo , fa vivere, queste due figure, tanto da seguirle con le ali della fantasia e per un attimo vederle accanto… e poi captare la solitudine dell altra per la privazione subita … che pero’ riscopre … sui tasti il suono di quella melodia … quasi gaia che ormai conforta il suo spirito e il suo cuore … e’ stato un piacere leggerti … grazie …
Immenso piacere mio:)